MALOMBRA
di
Antonio Fogazzaro
Adattamento teatrale di Giancarlo Loffarelli

NOTE DI REGIA

Malombra è un noir.

O, meglio: Malombra non può essere che letto, oggi, come un noir.

Ma, cos'è, oggi, un noir? Oggi. Vale a dire: in un contesto culturale post moderno. Cos'è, in questo contesto, un noir?

Intanto, un genere. Cioè una forma espressiva fissata in categorie storico-estetiche ben delineate. Ed il genere nasce come prodotto creativo di un'epoca; viene progressivamente irrigidito in regole ferree dall'epoca successiva; viene infine distrutto in nome del rinnovamento da quella ancora successiva.

E poi?

Poi, del genere si impossessa il post moderno, che si mostra ammirato dal suo ingenuo manicheismo, ansioso di impadronirsene imitandone le regole, cinicamente determinato a servirsene con snobismo citazionista. Per cui, oggi, ad esempio,un noir è inevitabilmente reso attraverso la codificazione di esso resane dai b-movie americani degli anni Quaranta e Cinquanta, come, per prima, insegnò la Nouvelle vague.

Ci sono altre strade, rispetto a questa?

Questa messinscena di Malombra ne tenta un'altra, in cui Malombra resta un noir ma la sua rivisitazione postmoderna si interiorizza.

Per questo:

-ho chiesto agli attori un pericoloso gioco di equilibrio fra l'immediatezza di una interpretazione verista e la mediazione di un distacco epico;

-ho chiesto allo scenografo uno spazio claustrofobico che possa, improvvisamente ed inaspettatamente, aprirsi a dimensioni senza confini;

-ho chiesto al costumista e alle luci una gamma cromatica ridotta, capace di giocare sulle sole sfumature le varietà coloristiche;

-ho scelto musiche organicamente inserite nel testo, ma capaci di dire ciò che il testo dice col silenzio;

-ho cercato quanto più possibile il contatto diretto con il pubblico perché solo così è possibile veicolare l'interiorità dei personaggi.

GIANCARLO LOFFARELLI