PROCESSO A GESU'
di
Diego Fabbri

NOTE DI REGIA (scritte per la riedizione di Processo a Gesù del 1988)

... Strana sorte quella di Diego Fabbri: quando era in vita molti lo hanno criticato perché uomo di potere e perciò ultra - rappresentato, e quindi si sono sentiti in diritto di farlo cadere nell'oblio quasi più completo; di fatto si verifica che le rappresentazioni di cui hanno usufruito i suoi testi appena furono scritti sono costate al loro autore la più totale ignoranza da parte del pubblico dopo la sua morte. E tutto ciò certo non giova a chi, tra non molti, in Italia è degno indubbiamente di far corona a Pirandello all'interno del panorama drammaturgico del Novecento.

... Se da Ugo Betti Fabbri prende l'impegno etico, da Eduardo la capacità di portare sulla scena i fatti della gente comune e da Pirandello la rivoluzionarietà della struttura drammaturgica, è soprattutto l'influsso di quest'ultimo che si sente in "Processo a Gesù". L'impianto "giudiziario" del primo atto infatti, che sembra preso pari pari da famosi testi di Betti, lascia spazio ad una delle situazioni più classicamente pirandelliane: la rottura della barriera fra palcoscenico e platea, nonché il continuo entrare ed uscire dalla finzione lasciando che la realtà penetri negli ampi squarci lasciati aperti.

.. Quando misi in scena per la prima volta "Processo a Gesù", sette anni fa, ne feci una rappresentazione che voleva cogliere lo spirito dell'opera attraverso un'estrema fedeltà letterale. Il realismo mi sembrò lo strumento più adatto a questa operazione. Di fatto quella soluzione non coglieva l'intero spessore dell'opera che, se certamente ha una solida struttura realista, è solcata da profonde venature antirealiste: fra l'espressionismo ed il surrealismo, fra la metafisica e la magia. Questa nuova rappresentazione, oltrepassando la lettera e puntando direttamente allo spirito del testo, cerca di rendere questo spessore. Per cui se al centro resta la parola, fulcro della drammaturgia di Fabbri, e da sostegno ad essa fanno i caratteri dei personaggi, il cui robusto realismo psicologico è reso dalla tecnica della recitazione, tutto il resto, e cioè gli elementi la cui struttura sono meno riconducibili al fatto razionale a livello espressivo, si muovono su tutt'altro piano: la musica scelta contrappuntisticamente, le luci espressioniste, la scenografia "irrealisticamente prospettiva", i trucchi ed i costumi "trans-storici" più che metastorici. .."

GIANCARLO LOFFARELLI